Avviso ai naviganti

“Costruiti per avvisare i marinai della terra, i fari hanno ormai un’altra virtù: segnalare il mare ai terricoli”. Così Vincent Guigueno, storico bretone, autore di diversi libri sulle segnalazioni marittime, consulente per gli affari marittimi francese. Perché i fari sembrano eccitare tanto la fantasia? Un caro amico mi scrisse una cartolina da Land’s End con il faro di Longship: “i fari sono uno stato d’animo, come gli amici”.
“Gli equipaggi dei fari, cioè il personale che somiglia piuttosto ai monaci dei conventi di un tempo che non ai marinai, non si aspettano chissà quale particolare gratitudine”. Dice Pedrag Matvejević nel suo Breviario mediterraneo. Ma sono molte le cose che concorrono a fare l’appeal di queste torri inerpicate su alte scogliere, mentre sotto, il mare ribolle. Potrebbero evocare la beata solitudine, anche se chi ha lavorato nelle “case di luce”, sa che spesso è tutt’altro che “beatitudo”. Di certo sono un’impresa di ingegneria umana, ammantata di miti e leggende, condivise con tragedie. Sono stati, soprattutto nella fase iniziale, opere eroiche. E sovente tali rimangono anche in tempi di radar, satellitari e computer, tra racom e gps. Anzi proprio causa loro, i fari stanno diventando obsoleti. Radiocomandati da chilometri di distanza, riparabili, in caso di black-out, da tecnici catapultabili a km di distanza, con elicotteri: siano su uno scoglio isolato o su una scogliera alta sul mare, siano sulla battigia di una spiaggia desertica. Tempo permettendo. Rimane questo fattore “prevedibile”, ma non sempre calcolabile; la natura può impedire alle nostre macchine, sempre più potenti, di navigare o volare. Comunque, progressivo addio ai custodi permanenti. Solo che le case di luce, le ligthouses, possono sembrare immortali ed incorrutibili dagli elementi atmosferici ma senza la manutenzione, poco a poco si sgretolano o crollano addirittura. Sospesi tra terra e mare, ai confini della terra e del mare, sono case del vento e di luce, sinonimo di orientamento e sicurezza. Ma evocano anche significati poetici, letterari e metafisici. Dice Cristiana Bartolomei, architetta che li studia da anni: “Sono architetture eroiche, sempre in prima linea con l’arduo compito di non abbandonare mai il navigante. Di giorno e di notte”. I fari, nei paesi sviluppati ed attenti alla memoria, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada (e parzialmente anche Slovenia) sono diventate attrazioni turistiche.

Si potrebbe dire che i fari sono paesaggi della mente, se non fosse che hanno richiesto risorse, di personaggi diventati famosi e il sacrificio di oscuri lavoratori. Anzi forse proprio per questo sono paesaggi della mente.

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