Lo sa chi lo ha provato: quando si sale in cima a un faro, il tempo non esiste. L’emozione e il fascino di “un mondo a parte” come quello delle lanterne, sono capaci di trascinarci verso un orizzonte senza limiti. E’ una sensazione che si può provare dall’alto di una torre isolata in mezzo al mare o anche dalla modesta lanterna di un faro affacciato su una metropoli come Londra. Ed è lì, in cima ad un “brick” piccolo e poco conosciuto come quello che sorge sul Trinity Buoy Wharf, che si può non solo godere di una vista inconsueta sul Tamigi e sul futuristico Millenium Dome, ma soprattutto – esperienza unica – si può ascoltare una musica “eterna” dal titolo eloquente: “Longplayer”.
Si tratta di un progetto artistico e musicale unico, dato che lo strumento e la sua melodia dureranno fino al 2999, praticamente un millenno intero.
La performace “live” avviene grazie a un gigantesco apparato formato da 234 “Singing Bowls” che ruotano su sei anelli concentrici. Un evento firmato da Jem Finer (tutti i dettagli su http://www.longplayer.org/live) che la dice lunga sulla suggestione dei fari rispetto al tempo, al passato e al futuro.
Tutta la zona del piccolo ma interessantissimo faro di Londra Bow Creek, noto anche come “Blackwall” e costruito nel 1863, è da non perdere e collega magicamente la storia secolare di questo molo in cui Michael Faraday conduceva le sue ricerche ottiche (il suo studio è accanto al faro!) con i progetti post industriali di recupero artistico e non solo. Attorno al faro pullulano attività artistiche, con i vecchi container del porto trasformati in laboratori delle Belle Arti; gli scultori che espongono i loro lavori nei vecchi magazzini delle catene e c’è persino un battello-faro rosso fuoco in cui nasce unn scuola d’arte.
Una “gita al faro” che riserva soprese (per arrivare, linea DLR, scendere a East India Dock Station) e sopratttuto apre una delle tante strade possibili sul tema del riuso di luoghi senza tempo e carichi di emozione come lo sono le lanterne. Che cosa possiamo imparare dagli inglesi?
Enrica Simonetti
bellissimo pezzo simonetta. grazie e complimenti soprattuto per il “riuso” qui no, mi pare inventiamo solo gli hotel di lusso.
Cara Simonetta, da tutti avremmo da imparare, non solo dagli inglesi. Noi amiamo i fari, la loro luce, il loro romanticismo e la loro utilità, ma c’è chi li lascia andare in rovina oppure, comde dice Gianni, li trasformano in alberghi di lusso (per fortuna ora ce n’è solo uno). In USA le donazioni per il mantenimento e la ristrutturazione dei fari si possono dedurre dalle tasse e questo può invogliare la gente a fare qualcosa.
L’articolo è interessantissimo…trovo davvero ammirevole l’iniziativa inglese di riutilizzo “sociale” del faro e del territorio limitrofo. Che lezione per il resto del mondo!!!
Molto bello il blog… per aspetto nuovi post, da troppo tempo che non ci sono aggiornamenti. Vabb, intanto mi sono iscritto ai feed RSS, continuo a seguirvi!
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F&G