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L’ottica di Planier. Una storia quasi incredibile

Si conosce dettagliatemente la ricca storia del faro di Planier (43°11’54.92”N-5°13’51.47”E) a dodici miglia dell’entrata della baia di Marsiglia a sud del vecchio porto, e a sole 4 miglia e mezzo dal piccolo arcipelago delle Frioul (dove si trova anche la mitica isola d’If, diventata nota per la fuga dalle sua fortezza del conte di Montecristo).

arcipelago di Frioul (credit: Wikipedia)

arcipelago di Frioul (credit: Wikipedia)

Meno nota l’incredibile storia della sua ottica durante la guerra, rintracciata da Yvon Georgelin astronomo dell’osservatorio di Marsiglia, ricostruita tramite testimoni all’epoca, e pubblicata sulla rivista storica Marsiglia (181, 1997). Questa storia è stata rilanciata da Vincent Guigueno che l’ha ripresa, a sua volta dal blog di Jacques Boulesteix di Le Monde, (“Marsiglia, scienza, innovazione e società”). Il primo faro si rese necessario a causa di scogli che affioravano a meno di un metro, e venne edificato nel 1320 per un’ordinanza di Robert d’Anjou, re di Gerusalemme e Sicilia che ordinava ad ogni padrone delle barche che accostavano Planier di portarvi 100 pietre per costruirvi una torre.

Cartolina antica faro di Planier (Photo credits: Huelse; http://www.leuchtturm-welt.net/)

Cartolina antica faro di Planier (Photo credits: Huelse; http://www.leuchtturm-welt.net/)

Alla sommità di questa torre, alta 12 metri e mezzo, venivano bruciati ciocchi di pino e carbone di terra portati dalla terraferma. Nel 1774 un nuovo faro, una torre genovese alta 20 metri il cui fuoco era costituito da 14 lampade a olio poste davanti ad un riflettore di bronzo argentato che consumava un litro d’olio di colza l’ora. Sfortunatamente, l’argentatura del riflettore reggeva male l’aria salamstra e la polluzione della combustione.

Per cui si valutò l’opportunità di utilizzare delle lenti, ma anche questo non fu semplice, fino all’invenzione-scoperta di Fresnel del 1819,

Phare Optique (Photo credits: lemonde.fr)

Ottica del faro di Planier (Photo credits: lemonde.fr)

che giustapponeva delle lenti concentriche a forma di gradoni scalari, meno sensibili al calore e di ottima fattura. Ogni elemento anulare con raggi di curvatura differenti permettevano di rimediare all’aberrazione sferica. Fresnel fu in quegli anni nominato responsabile dell’illuminazione delle coste francesi e decise di costruire a Marsiglia un faro di primo ordine, dotato di 16 mezze lenti. Poi una terza torre di 36 metri fu costruita dal 1825, ma Fresnel non la vide mai, perché morì nel 1827, di tubercolosi.

Fu l’elettrificazione a portare alla costruzione di una quarta torre di 58 metri, nel 1876 sempre con un’ottica di Fresnel. Si sa che il faro attuale completamente automatizzato, è la quinta torre poiché i tedeschi lo distrussero pochi giorni prima della liberazione di Marsiglia.

http://www.lighthousedigest.com/Digest/database/dataphotopage.cfm?value=6775

Faro di Planier (Courtesy of Michel Forand; Lighthouse Explorer)

Quello che è meno noto è che l’ottica venne salvata da un ingegnere militare tedesco. Lo racconta appunto Yvon Georgelin: nel dicembre del 1942, un mese dopo l’invasione della zona libera, il signor Grand direttore del porto, e Peltier, ingegnere capo dei ponti e strade furono contattati da un capitano di fregata tedesco incaricato dei fari e segnalamenti della zona occupata.

Faro di planier (credits: Lemonde.fr)

Faro di planier (credits: Lemonde.fr)

Questo ufficiale chiese di visitare il faro; non era un ufficiale di carriera ma un ingegnere civile del servizio fari tedesco, mobilitato. Fu lui a spiegare che l’ottica era un bellissimo esempio di cui esisteva oltre al faro di Marsiglia solamente quella di cap Gris-Nez. Fu sempre lui a suggerire di smontarla e metterla al sicuro prima dell’arrivo delle SS della Wehrmacht, inviate appositamente per farlo saltare. Lasciò anche il suo numero di Parigi per essere avvisato in caso di contrattempi o imprevisti. Grazie all’intervento di questo ingegnere tedesco l’apparato ottico venne messo al sicuro a Luberon nei pressi di Cucuron e fu recuperato intatto alla liberazione.

Il faro venne distrutto e dal 1945 fino al 1959 fu sostituito da un faro provvisorio su una piattaforma di carpenteria. Nel 1959 venne completata la ricostruzione della torre cilindrica di 59 metri, sormontata da una piattaforma quadrata che sosteneva la lanterna, visibile da 23 mg.: un lampo bianco ogni 5 secondi. Dopo di ché il faro restò abbandonato. Dopo l’automazione del 1992, lasciato dai suoi guardiani visse una effimera seconda vita grazie ad un’associazione di subacquei che investì tempo e denaro prima di soccombere alla moltiplicazione delle procedure prefettizie e municipali. L’isola e i suoi dintorni sono sempre state metà privilegiata dei subacquei in quanto fitta di relitti: l’ultimo, il Chaouen, cargo marocchino, naufragato nel 1970, e diversi aerei precipitati in mare durante la guerra. Nonostante le proposte di ripristino del giornalista Jean Kehayan per farne un simbolo di Marsiglia città d’immigrazione non se ne fece nulla, classificato monumento storico nel 2004 venne recintato e ne fu vietato l’accesso. Il faro è ormai imprigionato ma grazie all’ottica di Fresnel continua ogni notte a brillare.

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